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Daiquiri

Il drink è datato 1896 e pare sia stato inventato da due ingegneri minerari americani tali Cox e Pagliughi che lavoravano a Cuba.
Un giorno imprecisato di quell’anno, erano in attesa di un grande capo in visita alla miniera di ferro e decisero, vista l’importanza dell’ospite, di servire un cocktail di benvenuto.
Avendo solo del rum di qualità dubbia, non potevano servirlo liscio, a questo punto miscelarono dentro una boule le uniche cose che avevano: lo zucchero di canna, il succo di lime e del ghiaccio. Il cocktail piacque molto e quando si trattò di decidere il nome, la scelta ricadde su quello della magnifica spiaggia nelle vicinanze della miniera, chiamata appunto Daijquiri. In realtà sembrerebbe che il drink fosse già stato sperimentato in precedenza dal sig Cox, il quale si dilettava in esperimenti di miscelazione durante le sue ore libere per allietare le ore passate in compagnia dei suoi amici. Un giorno ricevette la visita del sig Pagliughi al quale fece assaggiare la sua mistura, che tanto successo aveva fra i suoi amici. Alla domanda di Pagliughi di come si chiamasse il drink, Cox rispose che tecnicamente era un rum sour, nome triste per così delizioso cocktail.
Decisero quindi, di comune accordo, di chiamarlo come la splendida spiaggia. Una ulteriore versione, datata 1898, la stessa del Cuba Libre, sostiene che l’inventore sia un marine americano che ordinò in un bar del rum con succo di lime per dissetarsi, non trovandolo di suo pieno gradimento chiese al barista di aggiungere dello zucchero, creando di fatto il mix che battezzò, Daijquiri, trovandosi il bar sulla spiaggia omonima.
Qualunque sia la paternità, il drink ebbe cosi successo che, negli anni successivi, l’ammiraglio Jonhson della Marina Militare Americana, lo adottò come drink ufficiale, tanto che il lodge a Washington ha una targa al suo ingresso, a ricordare i due ingegneri, suffragando così la prima tesi…
Anche Hemingway contribuì non poco al successo del drink bevendone svariati litri al bar “ Floridita”.
Storica la sua frase : “Mi Mojito alla Bodeguita, mi Daiquiri alla Floridita”. Oltre che al successo popolare contribuì anche alla modifica momentanea della ricetta. L’aggiunta del maraschino, ora eliminato nelle codifiche, fu un’azzeccata richiesta del grande scrittore ai barman cubani della Floridita.
La sua convalescenza nel nord est italiano, per guarire dalle ferite riportate nella Grande Guerra, lo porterà a scoprire il liquore di origine dalmata oltre che la grappa.
La sua continua ricerca del rischio e il suo idealismo lo porteranno a partire volontario per il fronte italiano, addetto alla guida delle autombulanze.(foto dx). Qui sarà ferito da una bomba di mortaio, a Fossalta di Piave, la sera dell’8 luglio 1918.
Il grande scrittore fu un assiduo frequentatore dei bar di Cuba durante la stesura del “Il vecchio e il mare”, il libro capolavoro che gli diede fama e riconoscimenti, fra cui il Nobel per la letteratura. Il libro tratta della struggente storia di un vecchio pescatore, Santiago, che ripreso il mare dopo un periodo poco fortunato per la pesca, cattura dopo una strenua lotta un marlin (un pesce spada oceanico). Vista l’enorme mole del pesce, è costretto a legarlo a bordo barca, ma tale soluzione obbligata, attira gli squali, che dilaniano la preziosa preda, morta così invano. A Santiago rimane così il solo simbolo della sua vittoria, la lisca del gigantesco pesce, che può mostrare malinconicamente al suo rientro nel porto. La fiera lotta contro gli squali e gli elementi della natura, da cui esce sconfitto, sono però l’occasione per far scoprire nuovamente al pescatore i valori del coraggio e farlo meditare sul significato della vita e della morte.

 

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