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Hemingway

Partiamo per una volta dalla preparazione del cocktail e non dalla sua storia, perchè questa ha le vere e proprie caratteristiche di un rituale. Nell’Heminguay, variante secca del Cocktail Martini, si usa versare il vermouth dry nel mixing glass colmo di ghiaccio cristallino e si mescola ripetutamente, per raffreddare il contenitore. Si getta il contenuto nel lavandino, trattenendo con lo strainer i cubetti, cosicché su di essi resti solo l’aroma del vermouth dry. Tale operazione è conosciuta come in&out.
Dopo di che si versa il gin, si raffredda e si procede al suo servizio. Prima che Hemingway scrivesse “Al di là del fiume e tra gli alberi” questo drink era conosciuto come “Montgomery”. Ma la sua preparazione prevedeva di versare un quindicesimo di vermouth dry nel mixing glass e non di scolare il contenuto. Sicuramente questa operazione rende sicura la presenza “discreta” dei profumi del vermouth e soprattutto non si spreca un centilitro di vermouth gettandolo nel lavandino.
Visto il successo del libro, da molti ritenuto quasi autobiografico, questo drink fu successivamente conosciuto nei bar di tutto il mondo come “alla Hemingway”.
Il libro narra le vicissitudini del Colonnello Cantwell che è solito bere parecchi cocktail Martini alla Montgomery o “Very very dry”, all’Harry’s Bar di Venezia, per dimenticare l’amore non corrisposto con una giovanissima nobildonna veneziana, Renata. L’amore è anche il modo per cancellare gli orrori della Prima Guerra Mondiale, al quale ha partecipato, rimanendone gravemente ferito. La relazione del colonnello con la giovane ragazza è una sorta di terapia psicanalitica, infatti il protagonista si libera dei ricordi orribili che gravano nella sua mente, raccontando tutto alla sua giovane compagna, ben sapendo che la sua vita è minata da una grave insufficienza cardiaca, che gli darà ben poco tempo.
E’ impossibile non vedere le strette analogie con la vita di Hemingway, anche lui ferito a Fossalta di Piave, durante la Grande Guerra, alla guida di un auto ambulanza e che, come il protagonista, è innamorato di una bella diciannovenne, Adriana Ivancich, la cui presunta relazione farà scandalo fra i ben pensanti dell’epoca.
Il passo del libro recita così: “Cameriere! disse il Colonnello, poi chiese, vuoi anche tu un Martini secco? Si molto volentieri. Due Martini molto secchi. Montgomery quindici a uno. I Martini erano ghiacciati ed erano dei very Montgomery. E dopo aver toccato gli orli dei bicchieri si sentirono riscaldare allegramente il corpo”….
Tornando al discorso cocktail, nel Montogomery, la percentuale codificata di Martini nella ricetta deve essere di 1/15, questo perchè la leggenda vuole che Montgomery amasse tale proporzione. Egli traspose nella ricetta una sua convinzione: un soldato nemico ogni quindici inglesi per essere sicuri della vittoria.
Un aneddoto dice che l’ispirazione per tale percentuale, fra il gin inglese e il vermouth italiano, gli sia venuta dopo la battaglia di El Alamein, dove le truppe inglesi, pur in superiorità numerica, vinsero a fatica la resistenza degli eroici italiani che ebbero l’onore delle armi dall’ufficiale inglese. La storia è molto pittoresca, ma ha una falla sconosciuta ai più, che la rende molto improbabile: Montgomery era astemio.
Per fare questo drink “da farmacisti”, normalmente si utilizza bagnare un oliva denocciolata nel vermouth dry e posarla nel bicchiere, si calcola empiricamente che l’incavo possa rappresentare il famoso quindicesimo, tanto caro al generale inglese.
Churchill amava molto questo cocktail e la sua preparazione era una sorta di rito. La leggenda dice che mettesse in ghiaccio una bottiglia di vermouth dry prima della preparazione del suo Martini. A questo punto per raffreddare il suo gin prendeva i cubetti a contatto con la bottiglia, affermando, in perfetto humour inglese che tale aromatizzazione fosse più che sufficiente. Altre fonti sostengono che invece facesse roteare la bottiglia di vermouth dry per due volte intorno al bicchiere di gin ghiacciato. La preparazione proseguiva con un saluto alla bottiglia del vermouth e uno in direzione della Francia, patria del Noilly Prat, il vermouth dry originale usato per la preparazione dei primi Martini Cocktail, prima di iniziare a sorseggiare il drink. Va detto che la ricetta non era secca come si potrebbe pensare, infatti era eseguita utilizzando non del London Dry, ma dell’ Old Tom Gin che ha una leggera dolcezza insita nel distillato. L’Old Tom Gin è l’espressione più tradizionale dell’era vittoriana, quando il gin inglese era ancora ispirato al progenitore di scuola olandese, il Jenever. (Per maggiori informazioni paragrafo dedicato nell’origine dei distillati).

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