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Long Island Ice Tea

Cocktail in auge nella America degli anni ’90 in piena epoca Grunge, dove era il protagonista incontrastato delle feste di adolescenti, che mascheravano con un look da tè freddo, una vera bomba alcolica, eludendo il divieto di bere fissato in 21 anni.
Si dice, ma è tutto da verificare, che la sua invenzione sia di molto antecedente, collocandola durante il Proibizionismo Americano del 1919, dove era servito all’interno dei locali “Speakeasy”, grazie al suo aspetto innocente.
La formulazione multi distillato probabilmente permetteva di utilizzare quello che al momento era disponibile, all’interno del locale, così come l’uso dei soli white spirits era il marchio di fabbrica di quel periodo. Considerata l’illegalità della produzione e vendita dell’alcol, non era più reperibile il Bourbon whiskey americano. Tra l’altro se anche fosse prodotto, non era possibile perdere tempo e soldi per il suo invecchiamento. Tecnicamente la vodka di segale e mais era un whisky bianco, una sorta di moonshine dai forti sentori di granaglie, mentre il rum era facilmente reperibile nella vicina Cuba, così come la tequila dal Messico.
In realtà gli Ice Tea di epoca proibizionista erano caraffe miste di alcolici, soprattutto whisky canadese e rum, zucchero, limone e Coca Cola, nati appunto per dissimulare il tè freddo, somministrate a clienti accondiscendenti.
Alcuni non concordano con questa versione poichè la Coca Cola non era un prodotto contemplato dai barman dell’epoca.
Visto il divieto di consumo di alcol a tutti i livelli e la corruzione dilagante fra la polizia, nessun agente poteva attestare la presenza di alcol in esse, pertanto ci si accontentava di stendere un semplice verbale, dove si constatava la presenza di tè freddo all’interno del locale.
Dopo un periodo di oblio fu riproposto, intorno agli anni ’70, nei collage americani (nella foto Harward), durante le feste fra studenti ed è tuttora molto gettonato all’interno dei locali da ballo di tutto il mondo.
Secondo J.S. Moore autore del libro “Understandig Apples” la nascita del cocktail è databile sempre negli anni 20 nella comunità di Long Island ma a Kingsport nel Tennessee.
La ricetta era composta da rum, vodka, whisky, gin, tequila, sciroppo d’acero e soda e fu inventata da un signore il cui soprannome era “Old Man Bishop” che fu poi riproposta dal figlio Ranson negli anni 40 con le opportune modifiche che noi sappiamo.
Infine altri ancora pensano che questo fosse un drink per casalinghe frustrate. Negli anni 50 si incontravano con le amiche nelle rispettive case e davano fondo ai bar casalinghi dei mariti, mescolando tutto quello che trovavano, rendendo il tutto bevibile con zucchero e limone.
Quale sia la verità non lo sapremo mai, ma sicuramente la storia più plausibile sembra la seguente.
Un barman di Long Island, del bar “All Oak Beach Inn”, conosciuto come Robert “Rosebud” Butt, esegue e trascrive nel 1974 il cocktail utilizzando i distillati e i liquori che noi oggi conosciamo, riportati nella ricetta. Il drink non è assolutamente l’emblema del bere responsabile e contravviene alla regola base della mixologist, di non utilizzare mai due basi alcoliche di origine diversa per lo stesso cocktail, figuriamoci tre o quattro!! Il Long Island, a causa del successo, ha avuto una serie di declinazioni come il Japanise con il Midori, il Long Peach con liquore alla pesca e il Long Passion con il Passoa.

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