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Rosa Bianca

La polibibita fu ideata da Angelo Giachino, il titolare della “Taverna del Santopalato” unico ristorante futurista dalla breve storia, e fu un esempio classico di polibibita commerciale, attenta alla vendita e ai gusti del cliente, che tutto aveva meno che l’intento di provocare.
Si capisce leggendo la ricetta che Giachino era un professionista, attento gli equilibri, e non un artista del movimento dedito alla provocazione ed agli azzardi.
Una miscela di succo d’arancia ed anice era molto in voga a Torino all’epoca e Giachino non fa nient’altro che aggiungervi del Campari (altro elemento classico che si incontra nel Garibaldi) e del liquore alle rose.
Il ristorante fu inaugurato l’8 marzo 1931, con grande enfasi della stampa che descrisse tale avvenimento come epocale e sintomo del cambiamento in atto negli usi e costumi italiani, avendo i futuristi dichiarato guerra al piatto nazionale italiano
“la pastasciutta”, responsabile di sopire gli istinti guerreschi degli italiani, con sonnolenze provocate da digestione di amidi complessi…
I piatti futuristi proposti erano, come i cocktail, un inno al movimento alla velocità e all’attività sessuale, con continui richiami, nelle decorazioni e nella proposta visiva, agli organi genitali e al seno femminile. Sfortunatamente la gente non seppe capire gli intenti innovativi della cucina futurista, fatta di provocazioni e abbinamenti azzardati.
Il rito del pranzo era un’occasione per ridere, parlare d’arte, sperimentare, pertanto spesso i piatti non erano molto mangerecci, ma esercizi di stile. La convivialità ed il mangiar bene tipici della tradizione italica fecero sì che il ristorante chiudesse dopo soli dei mesi, relegando all’oblio questa riuscitissima polibibita, forse la migliore del lotto.

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