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Boulevardier

fa-BoulevardierIl cocktail pare sia stato inventato da Harry mc Elhone, uno dei più grandi barman che la storia ricordi, per Erskine Gwynne all’Harry’s bar di Parigi. Il cocktail venne poi scritto e consegnato alla storia dal libro “Barflies and Cocktail”, edito nel 1927.
Come Harry, barman americano espatriato durante il proibizionismo in Europa, anche Erskine, scrittore americano espatriato, si trovava a Parigi per lavoro. La sua fama derivava dall’essere il nipote del magnate Alfred Vanderbild e per il fatto di pubblicare un mensile di moda dal nome appunto di Boulevardier. boulevardAmante della mondanità e della bella vita, Erskine non aveva problemi a trovare argomenti da inserire nel magazine.
Nel libro di Mc Elhone vi sono alcune pagine dedicate al giornale, fra cui un interessante acrostico dove ogni lettera della parola Boulevardier diventa l’iniziale di distillato, di un cocktail o una soda: Bacardi, Orangeade, Uranite, Lemondade, Evian, Vodka, Absinthe, Rhum. Dubonnet, Ink, Egg Nogg, Rye…
Ovviamente non sono gli ingredienti del cocktail, che ne conta solo 3.
Il nome, da boulevard, strada in francese, ha un significato di mordace ed acuto, e fu coniato durante la Belle Epoque per definire una persona “di strada” nel senso positivo del termine. In buona sostanza, in maniera abbastanza campanilistica e futurista, ho sempre considerato, quando stavo dietro al bancone, il Boulevardier una “americanizzazione” del nostro Negroni, dove si sostituisce al classico gin, compagno di viaggio del vermouth, il bourbon. Ma questo è ovviamente inesatto poichè a quei tempi il Negroni era lungi dall’essere codificato e nessuno avrebbe potuto farne un twist. Inoltre il servizio è in coppetta, e non nel tumbler con ghiaccio, anche se su altri siti questo servizio errato compare. Per via del recupero della miscelazione classica sta tornando di gran moda fra barman ed avventori.

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