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Martinez

Le leggende che circolano su questo drink sono molteplici, una vorrebbe che questo drink, modificato da Martini, ad Arma di Taggia, sia diventato il Dry Martini, un mix decisamente più secco del suo ispiratore, che utilizzava gin dolcificato e vermouth rosso. Altri sostengono che non esista un signor Martini, ma che il cocktail sia nato semplicemente dalla contrazione di questo nome messicano di difficile pronuncia per gli anglosassoni. Per molti barman del passato questo è il vero e giusto bilanciamento per il cocktail Martini, che altro non sarebbe che una classe di appartenenza per questa tipologia di cocktail fatti con gin e vermouth.
Le altre parlano di romantiche storie risalenti all’età della Corsa all’Oro.
Gli ingredienti ricalcano quelli disponibili a quel tempo, quando la miscelazione disponeva di ben pochi aromatizzanti e spesso le ricette variavano di gusto, grazie alle diverse “grammature” dei prodotti disponibili. A dimostrazione di ciò, è il testo, edito nel 1860, intitolato “The Bartender Manual” di un certo Harry Johnson che descrive ben 11 drink a base vermouth fra cui il Morning Cocktail e il Silver Cocktail, assimilabili alla scuola del Gin and French e Gin and It, fra cui compare anche un tal Martinez.
La prima leggenda è datata 1849 e racconta di un assetato e generoso cercatore d’oro che decise di fare una sosta al saloon Julio Richelieau di San Francisco. Sprovvisto di denaro, pagò il conto con una pepita d’oro di valore molto superiore al totale, fu così che il barman decise di dedicargli il primo Martinez, dal nome del villaggio californiano simbolo della corsa all’oro.
L’altra leggenda ha un protagonista illustre, il mitico Jerry Thomas, che nel 1860 lavorava al San Francisco Occidental Hotel, che miscelò, sempre per un cercatore d’oro, diretto alle munifiche miniere della California orientale, questo drink , battezzandolo sempre con il nome della famosa città, meta e illusione di tutti i cercatori di allora.
Il grosso dubbio, per entrambe le leggende è la distribuzione del vermouth rosso dolce, che all’epoca non era molto diffuso in America. La sua distribuzione capillare iniziò solo due anni più tardi della data citata da Thomas, infatti, lui codifica il drink nel suo libro “How to mix drinks” edito nella prima edizione nel 1862. Secondo il grande Angelo Zola solo le miscele con queste percentuali erano degne di poter essere proposte come Martini’s, poichè avevano un giusto equilibrio fra durezze e morbidezze e soprattutto esaltavano la complessità botanica di gin e vermouth che si andavano a completare perfettamente.

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